La badante della badante

Turno di notte, il telefono ci sveglia alle 5 del mattino. Ci riferiscono di una caduta in casa, a chiamare è stata la badante.

Saliamo in ambulanza e andiamo nel paese vicino, la casa si trova in una stretta via a metà strada tra periferia e centro città. E’ una villettina a due piani, vecchiotta ma tenuta bene, probabilmente abitata da 2 famiglie. Al nostro arrivo il cancello è tenuto aperto da un blocco di legno che “oscura” la fotocellula, il portoncino è aperto, ma la porta di casa è chiusa e tutte le luci spente. Facciamo il giro della casa per vedere se qualcuno ci sta aspettando ad una porta sul retro: nessuno.

Ritorniamo al portoncino, ci sono due citofoni riportanti lo stesso cognome: quale suonare? Nel dubbio, li suoniamo entrambi.

In quel momento una voce di donna ci giunge dal retro “Sono qui, sono caduta, venite ad aiutarmi”. Ci avviciniamo, la voce sembra provenire da una finestra che si affaccia sul cortile, stiamo ipotizzando che la signora sia caduta in casa vicino alla finestra e stia invocando aiuto… Quando facendo pochi passi torniamo alla parte posteriore della casa, dove eravamo passati pochi secondi prima, e troviamo una vecchietta seduta sulle scale che portano al piano rialzato. E’ lei che sta urlando. Ma da dove è apparsa?

“Signora è lei che è caduta?”

“Io sono caduta adesso, ma vi ho chiamato per la mia badante che è caduta in casa, andate a vedere lei”.

Rimaniamo alquanto perplessi, nel frattempo ci dividiamo: io rimango con la signora sui gradini, i miei colleghi entrano in casa a controllare. Mi faccio raccontare cosa è accaduto. Durante la notte la badante (una parente alla lontana di circa 70 anni) si è alzata per andare in bagno, ha perso l’equilibrio per un abbassamento di pressione e ha fatto un movimento brusco con la schiena. Dolorante, si è rimessa a letto ma arrivate le 5 il dolore è diventato così intenso da non potersi muovere, ed ha chiamato in suo soccorso l’assistita. La nonnina ha allertato il 118, aperto il cancello e tutto il resto, ma nell’agitazione scendendo le scale dall’appartamento dove abita al secondo per tornare dalla badante al piano rialzato è inciampata nello zerbino, andando per terra.

L’ultima parte del racconto mi sconvolge “Sa, io ho 103 anni!”… Questa vecchietta, un pò sorda forse ma lucidissima, si è presa cura della sua badante, e ha voluto che la riaccompagnassimo in casa a mostrarci che abita da sola insieme alla sorella 98enne, allettata, di cui si prende cura durante il giorno. Nonostante i dolori al costato per la caduta, non c’è stato verso di convincerla a venire con noi a farsi visitare: se lei e la badante fossero venute entrambi in PS, chi avrebbe badato alla sorella? Ci facciamo promettere che, appena la badante fosse tornata dal PS, sarebbe stato il suo turno di farsi vedere dal medico.

Orgogliosa (e forse anche un pò testarda) fino in fondo, non ha voluto che l’accompagnassi per l’ultimo tratto di scale fino al suo appartamento… Però, mica male la 103enne!