Vita da soccorritore 5

Essere soccorritori significa…

… essere svegliati dal suono del telefono del 118 alle 3.30 del mattino, alzare la cornetta e sentirsi dire dalla centrale “Ciao, scusami ho sbagliato, non dovevo chiamare voi”, e non sapere se essere contenti di tornare a letto o tirare mentalmente qualche parolaccia per essere stati svegliati!

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Vita da soccorritore 4

Essere soccorritori vuol dire…

… avere l’orecchio allenatissimo a qualsiasi sirena. La si sente quasi a chilometri di distanza, neanche si avesse un radar o un sonar.

L’abilità sta anche nel saper distinguere: ambulanza, vigili del fuoco, polizia? Troppo facile. Il “vero” soccorritore sa anche distinguere di quale croce si tratta… “Ah, questa è la nostra… ed è seguita dall’automedica!”, “Questa non è la nostra, è l’azzurra del paese vicino”, e così via.

A cosa serve questa abilità? Ancora non si sa, però in famiglia fa assumere un’aria da esperti (ironico).

Vita da soccorritore 3

Essere soccorritore vuol dire…

… avere le tasche della divisa che sono peggio di un bazar! Avrai nell’ordine:

  • penne: tante, troppe, non funzionanti nell’occasione, che cadranno dalle tasche nei momenti più inopportuni (classica la caduta della penna che si infila sotto al portellone laterale);
  • guanti: tanti, troppi, spaiati, dalla S alla L, alcuni con il talco, altri così vecchi che sono diventati rigidi;
  • “patacchini”: spille con qualifiche, targhette con nome cognome qualifica gruppo sanguineo… un must! Serve solo a riconoscere la tua divisa quando la lasci sulla sedia, ma vuoi mettere?
  • caramelle, cicche, olio di mentolo, vicks, fazzoletti… tutto quello che serve in caso di nausea/vomito (tuo o del trasportato);
  • foglietti di carta… un’intera foresta di carta di foglietti conservati “nel caso il 118 mi chiamasse mentre sono fuori in servizio, e dovessi prendere nota”;
  • armamentario della giovane marmotta: pila a led, moschettone, coltellino, pile di ricambio, pulsiossimetri personali portatili, ecc;
  • mezzi tecnologici: oltre al tuo cellulare, ti ritroverai la radio del mezzo, il rilevatore del monossido di carbonio, e il cellulare del 118… tutte cose da ricordarsi di lasciare sul mezzo a fine turno (tranne il tuo cellulare, ovviamente). E’ un classico essere già in pizzeria a godersi una bella pizza calda, oppure sotto la doccia, ed essere chiamati “Ehm… Ti sei portato via il cellulare del 118, dovresti riportarlo in sede”;
  • materiale sanitario dimenticato dai servizi precedenti: io personalmente sono un mago a dimenticare nelle tasche, neanche fossero la borsa di Mary Poppins, garze, disinfettanti, cannule, mascherine… Il più l’ho raggiunto non accorgendomi di una forbice Robin (circa mezzo chilo di peso!)

Quando metto la divisa a lavare, riempio un sacchetto della spesa con tutto quello che ho in tasca… e mi dispero pensando a quando dovrò rimetterle tutte al loro posto!

Vita da soccorritore 2

Essere soccorritori vuol dire…

… non essere mai vestiti adeguatamente. In inverno passerai dal caldo (si spera!) della camera da letto della sede, al freddo ghiacciato dei cortili per andare al garage, al freddo metallico del mezzo appena partito, all’afa tropicale del riscaldamento acceso per il paziente. Passerai quindi dallo strato giubbotto+maglione+maglietta+canottiera alla maglietta quasi a mezza manica, con risultati devastanti sulla salute.

Allo stesso modo, non troverai pace in estate, quando vorresti essere in costume da bagno ma invece avrai maglietta a mezze maniche+pantaloni della divisa quando sei in sede, ma durante l’uscita sarai obbligato ad indossare anche il giubbotto, e suderai solo a guardarlo. E dovrai mettere le calze, altrimenti gli scarponi ti devasteranno i piedi. Ah, mi dimenticavo di dire: quasi sempre niente aria condizionata, ne in sede ne sul mezzo.

E non sperare di risolvere il tutto con la pioggia! Quando pioverà avrai dimenticato la cerata a casa, e se l’hai portata con te in sede non l’avrai presa dicendo “Tanto è un intervento in casa”, ma quello in coda sarà un’incidente stradale sotto il diluvio!

Vita da soccorritore 1

Essere soccorritore vuol dire…

… prestare servizio con l’ambulanza la notte di Natale alla chiesa della tua città, e al momento del Vangelo:

“Dal Vangelo secondo Matteo”

“Gloria a te o Cristo”

DRIIIIIIIN! Suona il telefono 118, il CE si fionda fuori dalla chiesa per non disturbare la funzione, recupera velocemente zaino-ossigeno-defibrillatore che avevi messo sotto la panca, ti fai largo nella folla per uscire dalla chiesa (con somma gioia di chi è in piedi, che prende posto sulla tua panca), e parti…. E il paziente rifiuta il trasporto, ma ormai la messa è finita e torni in sede giusto per la fetta di panettone.

(seguiranno future pillole sulla vita del soccorritore)